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2012

Temi di discussione

Premessa

Sono numerose le problematiche sinteticamente introdotte e lasciate aperte nelle pagine del sito che necessiterebbero di approfondimenti. Pur senza ricorrere a una trattazione organica, è opportuno accennare ad alcune questioni di carattere tecnico-generale. Per semplificare l'esposizione, le questioni sono articolate in domanda e risposta, suddivise per macroargomenti e volutamente ristrette alla pittura generativa.

Elementi distintivi

D: Esiste una differenza fondamentale tra una comune opera di grafica digitale e un'opera di pittura generativa?

R: Sì. Una comune opera di grafica digitale è sostanzialmente originata da un'immagine preesistente (catturata da uno strumento quale macchina fotografica, scanner, ecc. o prelevata da forme preconfezionate a corredo dei tanti software commerciali quali clip, figurazioni geometriche, ecc.) e successivamente rielaborata in forme più o meno raffinate da un software di fotoritocco. Viceversa, un'opera di pittura generativa è originata da una immagine autogenerata punto per punto da un software autonomo e non necessità, a priori, di alcuna rielaborazione successiva.

D: Esiste una differenza tecnica che consente di distinguere "subito e a vista" una comune opera di grafica digitale da un'opera di pittura generativa?

R: Sì. E' sufficiente osservare l'aspetto dei due tipi di opera in corrispondenza di una transizione cromatica evidente (preferibilmente associata a forme curve). In tale situazione, una grafica digitale presenta un tipico effetto di diffusione cromatica che rende poco netta la transizione. Viceversa, nel caso di pittura generativa, poiché la costruzione cromatica avviene punto per punto in conformità a una videostruttura pixel per pixel, la transizione risulta netta e manifesta un tipico effetto di zigrinatura senza diffusioni. A titolo di esempio, la F01 riporta a destra l'estratto di un file generativo originale e a sinistra la simulazione di un effetto di diffusione (Gaussian blur 1 px) con l'aggiunta in entrambi di un medesimo effetto canvas per simulare la visione dal vivo.

D: Una pittura generativa prevede dapprima la costruzione di un file grafico e successivamente la sua stampa su tela o altro supporto. Se si realizza una fotografia altamente professionale dell'opera originale e la si riproduce su un supporto dello stesso tipo, esistono delle evidenti differenze tra l'originale e la sua riproduzione?

R: Sì. Le due opere risulteranno notevolmente differenti in quanto qualsiasi intervento di cattura della stampa originale introduce necessariamente una serie di disturbi cromatici variamente indotti (luce ambiente, ottica fotografica, superficie del nuovo supporto, ecc.) che vengono esaltati dalle caratteristiche di purezza e nitidezza intrinseche alla creazione generativa. A titolo di esempio, la F02 riporta a destra l'estratto di un file generativo originale, al centro una simulazione software, a uso riproduzione dell'effetto visione dal vivo, e a sinistra il risultato di una foto senza flash del medesimo particolare dell'opera.

Tutela dell'originalità

D: Esiste la possibilità tecnica di riprodurre una pittura generativa in forma indistinguibile dall'originale?

R: No. E' sufficiente una lieve perturbazione a livello di campo cromatico, assegnazione del cromatismo o funzione di legame cromatico perché questa si propaghi nella fase di movimento o evoluzione generando un dinamismo cromo-strutturale nettamente distinguibile dall'originale non perturbato. Di fatto, anche in assenza di funzioni cromatiche casuali, la complessità, la varietà e il numero di opzioni da selezionare in fase di utilizzo del software impediscono allo stesso artista di riprodurre l'iter generativo se non preventivamente e capillarmente annotato. Conseguentemente, una volta che l'artista distrugge, sotto il suo controllo, ogni forma di registrazione (annotazioni e file generato), non esiste la possibilità tecnico-pratica di realizzare riproduzioni perfettamente conformi all'originale.

D: Indipendentemente dalle garanzie strettamente connesse alla qualità e alle caratteristiche del software generativo, esistono ulteriori modalità di certificazione dell'opera?

R: Sì. Esistono alcune soluzioni di tutela e sono le medesime che attualmente e comunemente si applicano per certificare e tracciare un'opera grafica digitale o fotografica. Dette soluzioni si basano essenzialmente sul mutuo controllo via internet di elementi informativi coordinati tra possessore dell'opera, artista creatore (o suoi eredi) e una società di certificazione indipendente. In prospettiva è inoltre prevedibile possa avere sempre più spazio una promettente tecnologia software, attualmente alle prime applicazioni (blockchain), che sembra ben prestarsi sia al controllo indipendente della rete internet del possesso sia della movimentazione di un file generativo. Stante il carattere di indipendenza permane il rischio che a essere certificato sia semplicemente l'iter di un file copiato o manipolato di un file originale ed è pertanto indispensabile che sia comunque l'artista, con opportuni accorgimenti, ad essere sempre in grado di dimostrare, anche a futura memoria, la paternità dell'opera. 

Caratterizzazione n-dimensionale

D: E' possibile sintetizzare due obiettivi caratterizzanti della pittura generativa n-dimensionale dai punti di vista scientifico e artistico?

R: Si. Dal punto di vista scientifico, vuole semplicemente essere una proposta di lettura e percezione visiva di dati aggregati, complessi e variamente originati, finalizzata a coglierne i collegamenti e gli elementi di sintesi. Parallelamente, dal punto di vista artistico, intende essenzialmente costituire uno strumento per creare nuove suggestioni sensoriali in territori visuali inesplorati.

D: Nel linguaggio comune, i termini bidimensionale e tridimensionale sono riferiti a strutture descrivibili rispettivamente con due e tre coordinate spaziali, mentre il termine quadridimensionale è riservato a strutture descrivibili con tre coordinate spaziali e una temporale. E' lecito affermare che in una pittura generativa n-dimensionale l'origine della struttura è del tutto svincolabile dal significato spaziale o temporale da attribuire alle coordinate?

R: Sì. Il significato da attribuire alle coordinate è del tutto arbitrario. L'unico elemento vincolante è che le coordinate si riferiscano a una grandezza confrontabile cui sia possibile associare un numero e una unità di misura.

D: Se si immagina di circoscrive una sottoregione della pittura generativa n-dimensionale, è possibile stabilirne a priori il cromatismo?

R: No. Se si escludono casi particolari, il risultato cromatico in una sottoregione dipende da molti fattori concomitanti e solo parzialmente gestibili a livello di definizione del campo cromatico, dello scheletro della struttura o del dinamismo cromo-strutturale. Una modifica a qualsiasi livello finalizzata al cromatismo interno di una sottoregione influenza anche il cromatismo al suo esterno e viceversa. In altri termini, la traduzione in immagine piana di una immagine originaria di dimensioni superiori costringe necessariamente l'artista a procedere per protocolli e affinamenti sperimentali successivi. A titolo di esempio, la F03, riferita alla traccia traslazionale di un ipercubo 4D, riporta quatto immagini delle quali le prime tre, partendo da sinistra, evidenziano nell'ordine i contributi indipendenti di tre punti notevoli (origine, antiorigine e unità) definiti in fase di assegnazione dei cromatismi e finalizzati a realizzare la quarta immagine a destra (nel caso dell'antiorigine i contributi sono quasi impercettibili e posizionati in corrispondenza delle aree ai vertici dell'immagine).

D: Pur nei limiti della rappresentazione piana, è possibile avere la percezione dei collegamenti interstrutturali di un punto specifico della struttura ai fini del risultato generativo finale?

R: Sì. Grazie ad alcune libertà concesse dal software generativo, è possibile assegnare a ciascun punto dello scheletro della struttura un colore del tutto o parzialmente indipendente dal campo cromatico. L'analisi comparata delle risultanze generative con e senza l'assegnazione di tale colore consente di evidenziare gli auspicati collegamenti interstrutturali. A titolo di esempio, la F04 riporta tre risultati generativi, riferiti a un ipercubo 4D, che evidenziano i collegamenti interstrutturali di due diversi punti, uno a traccia interna (immagine a destra) e uno a traccia esterna (immagine al centro), da confrontare con la traccia senza evidenziazione (immagine a sinistra).

D: E' possibile creare un cromatismo indipendente dalla dinamica della struttura n-dimensionale?

R: No. Se si escludono casi particolari, il dinamismo cromo-strutturale è determinante ai fini della definizione del risultato generativo finale. A titolo di esempio, la F05 riporta, da sinistra a destra, i risultati della generazione di tre tracce, rispettivamente traslazionale, rototraslazionale e rototraslazionale con perturbazione casuale, riferite a un ipercubo 4D a parità di altre condizioni.

D: Una volta concluso il processo di generazione di un file rappresentativo di una composizione associata a una o più strutture n-dimensionali, è opportuno effettuare attività di ritocco quali viraggi o variazioni di luminosità , contrasto e saturazione?

R: No. La riconoscibilità e la lettura di una struttura si fonda sul rispetto dei colori originali che definiscono il campo cromatico. Tale rispetto origina una serie di sfumature, profondità e chiaroscuri che sono espressione di uno spazio n-dimensionale. Le citate attività di ritocco sono operative, per costruzione, in uno spazio strettamente bidimensionale e la loro eventuale applicazione su un'immagine n-dimensionale induce un inevitabile effetto di appiattimento che rischia di comprometterne la lettura e il risultato suggestivo.

Composizioni interdisciplinari

D: E' possibile realizzare delle composizioni interdisciplinari tra la pittura generativa e le altre opere artistiche di tipo musicale, letterario, ecc.?

R: Sì. Il panorama delle proposte disponibili nell'ambito dell'arte generativa è ampio e variegato. Non esistono tecniche standardizzate e ciascun artista è libero di introdurre le proprie soluzioni.

D: La caratterizzazione n-dimensionale del software generativo è compatibile con l'introduzione di elementi musicali?

R: Sì. L'idea alla base è la realizzazione di un campo musicale, in parallelo al campo cromatico, che preveda l'associazione tra punto, colore e nota. L'effetto finale è quello di una struttura che suona man mano che si costruisce, muove o evolve nello spazio n-dimensionale. Il risultato può avere carattere deterministico, semideterministico o casuale e dipende dalle scelte operate a livello di campo cromatico, scheletro della struttura e dinamismo cromo-strutturale.

D: L'operatività del software generativo n-dimensionale consente la creazione di sonorità a partire da una forma. E' possibile il processo inverso cioè la creazione di una forma n-dimensionale a partire da una composizione musicale?

R: Sì. E' sufficiente digitalizzare la composizione e creare una matrice di dati numerici che sono dapprima interpretati dal software come struttura e successivamente resi disponibili per qualsiasi definizione del campo cromatico o del dinamismo cromo-strutturale. L'unica difficoltà è che la matrice numerica di partenza risulta costituita da una mole enorme di dati che appesantiscono notevolmente un tipico apparato hardware e software rendendo attualmente necessaria una drastica riduzione di tempi e qualità di campionamento della composizione.

Varie

A conclusione, sono da sottolineare una serie di tematiche, a cui in parte è già stato fatto cenno in questa e in altre pagine, che trovano ampio spazio nell'attuale panorama dell'arte generativa raccogliendo contributi di discussione non sempre condivisi. In sintesi:

D: Qual'è la collocazione nell'ambito della pittura generativa delle tradizionali concezioni in materia di credenzialità, espressione e provenienza di un'opera (problema della paternità)?

D: Le pitture tradizionali sono particolarmente apprezzate in quanto oggetti unici. Che valore deve essere attribuito a una pittura generativa che teoricamente potrebbe essere prodotta in quantità (problema dell'unicità)?

D: Una pittura tradizionale è il risultato più o meno conscio dell'attività dell'artista. Un software generativo può essere pensato autonomo alla stessa stregua di un artista umano (problema dell'autonomia)?

D: Una pittura generativa è tutta o in gran parte creata da un software generativo senza emozioni e non pensante. Ha senso in questo caso parlare di arte (problema della personificazione)?

D: Può una pittura generativa essere considerata creativa quando (o solo e semplicemente perché) sono previsti in itinere elementi imprevedibili o privi di capacità autocritica (problema della creatività)?

D: In linea di principio e disponendo dell'adeguato corredo di hardware e software, una pittura generativa potrebbe essere riproposta e riformulata con risultati omogenei e confrontabili in un tempo qualsiasi. Come devono essere considerati il ruolo e la collocazione storici dell'opera e dell'artista (problema della storicizzazione)?

Ulteriori analisi e risposte su tali nuove o già discusse problematiche vanno oltre gli scopi del sito ed è pertanto consigliato fare riferimento alla letteratura e al web per eventuali chiarimenti e approfondimenti.