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Campi e tracce cromatici

Tecnica operativa

Aspetti generali

Le opere di pittura generativa di Turlon sono essenzialmente "il risultato della traccia cromatica congelata di una struttura matematica di origine geometrica, funzionale o tabellare in movimento o in evoluzione all'interno di uno spazio con un numero arbitrario di dimensioni".

La tecnica operativa, utilizzata per raggiungere l'obiettivo di congelare detta traccia, si avvale di una serie di peculiarità teoriche che sono integrate nel software generativo e sono ispirate da elementi di fisica e matematica.

Campi cromatici

La prima di queste peculiarità è il campo cromatico.

In fisica, il termine campo è usato, in connessione con gli aggettivi scalare o vettoriale, per intendere una regione dello spazio-tempo dove punto per punto è definita una grandezza rispettivamente scalare o vettoriale. Un esempio di rappresentazione di un campo scalare è costituito dalle curve di livello isobare che accompagnano la descrizione della pressione atmosferica nelle usuali carte di previsioni del tempo. Parallelamente, un esempio approssimato di campo vettoriale è costituito dal corso di un fiume in cui ciascuna goccia d'acqua, passante per un determinato punto, è caratterizzata dalla medesima velocità in valore, direzione e verso.

In arte, il concetto di campo cromatico può essere introdotto per descrivere "una regione di spazio con un numero arbitrario di dimensioni in cui punto per punto è definito un colore". In altri termini, un elemento puntuale di una struttura qualsiasi che, durante una sua fase di moto o di evoluzione, si trova a occupare un determinato punto dello spazio viene necessariamente ad assumere uno specifico e univoco colore.

Assegnazione dei cromatismi

La seconda peculiarità è la modalità di assegnazione del cromatismo a ciascun punto del campo.

Se si considera per semplicità uno spazio a una sola dimensione, l'insieme delle posizioni cromaticamente definibili è rappresentabile con l'insieme dei punti di una retta (retta assiale).

Su tale retta si conviene di introdurre dapprima tre elementi di cui uno proprio di riferimento (punto origine), uno altrettanto proprio posizionato a distanza unitaria dall'origine (punto unità) e uno improprio associato a un elemento arbitrariamente lontano dall'origine (punto all'infinito). Successivamente si conviene di costruire sulla retta assiale i tre punti simmetrici dei precedenti rispetto all'origine. I risultati sono che il simmetrico del punto origine coincide con l'origine stessa, che il simmetrico del punto unità definisce un nuovo elemento (punto antiunità) e che il simmetrico del punto all'infinito definisce un ulteriore nuovo elemento improprio (punto antiorigine). Per dualità con l'origine, è possibile convenzionalmente considerare quest'ultimo coincidente con il punto all'infinito stesso (convenzione "dell'infinito come punto unico"). L'effetto finale è la generazione sulla retta assiale di soli quattro punti distinti efficaci (origine, antiorigine, unità e antiunità) ciascuno dei quali ipoteticamente e diversamente caratterizzabile dal punto di vista cromatico.

In particolare, assegnati arbitrariamente i colori ai quattro punti citati e introdotta una opportuna legge funzionale che collega i medesimi a un punto qualsiasi, è conseguentemente possibile definire una coordinata cromatica per tutte le posizioni lungo la retta assiale (F01).

Il passo successivo è di estendere l'operatività a uno spazio multidimensionale assumendo che le varie rette assiali, oltre all'origine e indipendentemente dalle dimensioni dello spazio, abbiano per dualità in comune anche l'antiorigine. Tale convenzione rende lecita l'adozione di una medesima coppia di colori per origine e antiorigine e, al tempo stesso, garantisce la possibilità di associare una ennupla di coordinate cromatiche a tutti i punti proprie e impropri dello spazio.

Attribuiti i colori ai punti unità e antiunità per ciascuna dimensione a parità di colori assegnati ai punti origine e antiorigine, non resta che assegnare alle rette assiali opportune direzioni nello spazio e adottare una legge di composizione, che generi un colore univoco a partire dalle componenti cromatiche di una data ennupla.

Quanto sopra ha di fatto valenza operativa e realizza un sistema di riferimento cromatico multidimensionale in cui il campo cromatico risulta punto per punto definito non appena la ennupla associata a ciascun punto viene tradotta nella generazione del colore composto e univoco di cui sopra (Es. punto P nel sistema assiale 4D in F02). 

Una volta completata l'inizializzazione cromatica, ciascun punto (vertice), che definisce una data struttura multidimensionale (iperstruttura) , risulta conseguentemente associato a un colore univoco che dipende unicamente dalla sua posizione (cromatismo primario).

Nei vincoli del cromatismo primario, è inoltre possibile definire l'aspetto di altri elementi strutturali (spigoli, superfici, …). Questo processo viene realizzato introducendo delle opportune leggi funzionali in grado di costruire effetti cromatici combinati tra vertici, spigoli e superfici (cromatismo secondario).

L'insieme delle arbitrarie scelte precedenti definisce completamente tutti gli elementi preliminari dell'iperstruttura (scheletro). Lo scheletro può conseguentemente assumere aspetti molto diversi a seconda dei cromatismi primario e secondario e delle combinazioni strutturali adottati (Es. scheletri in F03).

Funzioni di legame cromatico

La terza peculiarità è la funzione di legame cromatico che definisce la legge di collegamento tra un punto qualsiasi e i punti notevoli che definiscono lo scheletro della struttura.

La creazione di cromatismi intermedi, tra due o più colori distinti, costituisce una complessa e importante questione tecnica che lascia ancora questioni irrisolte (Es: effetto sgranatura di un ingrandimento digitale). Le usuali soluzioni dei programmi di fotoritocco (media pesata, ecc.) hanno dei limiti che vincolano l'artista a soluzioni cromatiche poco soddisfacenti dal punto di vista estetico (Es: effetto appiattimento nella colorazione digitale di un volto).

Nello studio di soluzioni sempre più raffinate, ci si scontra infatti con una serie di problemi di natura matematica che sono tipicamente connessi alla difficoltà di individuare sofisticate leggi di iterazione e alla necessità di operare con numeri interi enormi pesantemente o per nulla gestiti dai comuni sistemi hardware e software.

Nelle personali attività di ricerca e sviluppo in ambito interdisciplinare, Turlon ha sia concepito numerose e duttili formule di iterazione sia costruito e programmato algoritmi integrati atti a gestire numeri interi grandi a piacere senza approssimazioni. Come diretta conseguenza, il software generativo è in grado di realizzare elaborate funzioni cromatiche e di produrre particolari effetti e sfumature di colore.

A titolo di esempio si osservino le tre immagini in F04, riferite alla transizione cromatica di un giallo tra bianco e nero, in cui a sinistra è rappresentato un effetto media pesata (comune ai tradizionali programmi di fotoritocco), al centro il medesimo effetto con il giallo sostituito dalla media aritmetica tra bianco, giallo e nero (tipico delle sfumature di transizione) e a destra un effetto armonico prodotto dal software generativo.

Dinamismi cromo-strutturali e traccia cromatica

La quarta peculiarità è il dinamismo cromo-strutturale associato al movimento controllato della iperstruttura all'interno del campo.

In analogia a quanto accade in fisica nella descrizione di un sistema dinamico con i concetti di moto assoluto, moto relativo e centro di massa, il software generativo consente a ciascun elemento della iperstruttura di muoversi sia rispetto al punto origine del campo sia rispetto a un punto univocamente definibile struttura-dipendente. La dinamica dei due tipi di movimento è governabile con funzioni di carattere deterministico, semideterministico o casuale ed è limitata dalla sola fantasia fisico-matematica dell'artista.

Ogni fase statica o dinamica risulta associata a una precisa configurazione strutturale all'interno del campo (traccia cromatica). L'insieme delle fasi può essere controllato, memorizzato e visualizzato. A titolo di esempio si osservino le tre immagini in F05 riferite ai vertici di un ipercubo 4D, in cui a sinistra è rappresentata la struttura statica di base che funge da pennello, al centro il risultato cromo-dinamico di un moto traslatorio-rotazionale e a destra il medesimo moto ma con perturbazioni in itinere governate da una funzione casuale.

Le prerogative di autonoma definizione morfodinamica della iperstruttura, unite alla libertà del software di associare a specifici punti dei colori indipendenti dal campo e alla possibilità di congelare a piacere la fase di visualizzazione, realizzano l'effetto finale di generare un cromatismo dinamico, intrinsecamente armonico e spesso ricco di sfumature e profondità.

Capacità pittoriche e funzionalità interattive

La quinta peculiarità è un insieme di funzionalità pittorico-interattive.

Le opzioni a livello operativo consentono di realizzare un'ampia gamma di risultati associabili a stili pittorici differenti. In tale contesto, particolarmente significativa è la possibilità di considerare la struttura stessa come un pennello in grado di cambiare dinamicamente forma e cromatismo in risposta a elementi interattivi.

Il sofware consente di perturbare in ogni momento la fase di generazione e di movimento della struttura in base a parametri di tipo interno o esterno. Le attività di perturbazione di tipo interno sono tipicamente affidate a funzioni casuali variamente definibili e parametrizzabili gestite attraverso l'uso di parser dedicati. La possibilità di perturbare la traccia cromatica con interventi esterni è attualmente limitata ad attività connesse al movimento del mouse e a interventi sonori via microfono. Nel caso del mouse il software prevede funzioni e parametri di perturbazione gestiti con e senza l'uso di parser, mentre nel caso del microfono la perturbazione è gestita esclusivamente via parser.

In generale, se si escludono alcune funzionalità legate al movimento controllabile del mouse, gli interventi perturbativi originano forme e movimenti casuali non prevedibili.

Capacità evolutive

La sesta peculiarità è la capacità evolutiva della struttura di modificare in itinere il numero, le proprietà e le caratteristiche dei suoi elementi costituenti.

Tale aspetto è più squisitamente matematico e coinvolge tematiche particolarmente complesse e difficili da sintetizzare in forma breve (logiche multi-valore, automi cellulari, teoria dei numeri, sistemi oscillativi, sistemi frattali, ecc). La possibilità di gestire a vari livelli questa tipologia di contenuti rappresenta un qualificante elemento di arricchimento del software.

Capacità sonore

La settima peculiarità è la capacità della struttura di generare sonorità in fase sia costruttiva sia evolutiva.

Così come è possibile associare un colore a un punto è ugualmente possibile associare un suono a un colore in base a leggi matematiche opportune e, conseguentemente, stabilire una associazione tra punti e suoni. A causa delle limitazioni imposte dalle rappresentazioni software di colori e suoni (RGB, MIDI, …), le corrispondenze tra punti, colori e suoni non sono necessariamente biunvoche.

Il dinamismo suono-colore è supportato dalla presenza di codice che gestisce sistemi oscillanti e onde sonore. Un particolare risultato di questa integrazione è la creazione di scale musicali arbitrarie a partire da note definite unicamente in termini di composizioni astratte di oscillatori.

Combinando le capacità pittoriche e sonore con aspetti interattivi connessi a possibili interventi esterni via microfono, il software consente inoltre di realizzare generazioni casuali in grado di autosostenersi. Tale aspetto è giustificato da una sequenza generativa ciclizzabile e supportabile da funzioni gestite via parser.

Cromatismi n-dimensionali

L'ultima e più importante peculiarità è il cromatismo n-dimensionale e si riferisce alla già menzionata capacità del software generativo di sintetizzare le precedenti caratteristiche e di utilizzarle per rappresentare strutture con un numero arbitrario di dimensioni.

Nel contesto operativo del software che consente rappresentazioni associate non solo a strutture geometriche ma più in generale a forme di natura funzionale o logica o tabellare, una dimensione diventa semplicemente una entità rappresentativa di una qualsiasi grandezza misurabile di tipo fisico, astratto o evolutivo.

Tuttavia, in un quadro di rappresentazioni pittorico-visuali, le dimensioni vengono tutte ad assumere un carattere eminentemente spaziale richiedendo uno sforzo interpretativo per descrivere realtà, come per esempio quella quadrimensionale, usualmente associata a tre dimensioni spaziali e a una temporale.

La nostra vista è essenzialmente bidimensionale e il riconoscimento della tridimensionalità in una struttura avviene a livello cerebrale in base a una storia di esperienze spazio-sensoriali. Nel caso di strutture di dimensioni superiori a tre, detta storia non esiste e, come conseguenza, il cervello fatica a riconoscere e distinguere al suo interno le sottostrutture dimensionali componenti.

Un software che intenda affrontare questa questione, con l'obiettivo di realizzare riproduzioni leggibili su un supporto piano in ambito pittorico, deve necessariamente essere in grado di produrre soluzioni cromatiche particolarmente versatili e sofisticate in termini di sfumature, profondità e resa dei chiaroscuri.

In particolare, il software generativo deve possibilmente consentire, con uno sguardo d'insieme sull'immagine pittorica, sia di evidenziare le sottostrutture dimensionali componenti sia di comprendere e gestire il ruolo di ciascun punto nella costruzione della traccia in itinere.

Il software progettato e realizzato da Turlon presenta una serie di elementi integrati e di soluzioni di sintesi in grado di ben interpretare le potenzialità auspicate. Ogni risultato interpretativo è comunque subordinato all'individuale allenamento cerebrale del fruitore e condizionato dalla libera volontà dell'artista di privilegiare le risultanze estetiche a scapito di quelle interpretative.

A titolo di esempio, si osservi l'ipercubo 4D in F06.

Tale struttura può essere interpretata come la sovrapposizione di quattro coppie di cubi 3D che, di primo acchito, non sono agevolmente individuabili (F07).

Tuttavia, dopo qualche istante di concentrazione, non è difficile, grazie alla rappresentazione proposta dal software, rileggere l'immagine con uno sguardo d'insieme e catturarla nella sua specificità e completezza.

Aspetti riepilogativi

A conclusione di questa disamina operativa, è opportuno sottolineare come l'insieme di tutte queste peculiarità costituisca un unicum determinante ai fini della tipicità delle opere con l'artista liberamente in grado sia di spaziare in una infinità di soluzioni sia di caratterizzarle in forma originale e irripetibile.

Particolarmente fertile appare la possibilità di realizzare, con stili pittorici profondamente differenti, tracce cromatiche ispirate dalla bellezza intrinseca di forme complesse di origine fisico-matematica.

Il collegamento dinamico tra punti, colori e suoni, integrato da capacità interattive, suggerisce infine interessanti e inesplorate potenzialità espressive per scenari audiovisivi.