Home  |  Map  |  BasiArt

Arte generativa, arte algoritmica e sciart

Pittura generativa

Aspetti generali

Il contesto artistico di riferimento per Turlon è l'arte generativa nella sua espressione sciart. Il termine arte generativa nasce negli anni '80 e, nell'accezione comune, si riferisce alla concezione di idee e opere di diversa natura e complessità che necessitano a fini realizzativi di interventi non umani tipicamente associati all'uso di sistemi hardware e software variamente autonomi. Più recentemente si tende a sostituire tale termine con quello di arte algoritmica tra significati e contesti sostanzialmente equivalenti. Negli ultimi anni l'arte generativa ha raggiunto visibilità e maturazione grazie alla disponibilità di sempre più sofisticati sistemi informatici e alla sempre più diffusa percezione del ruolo che può giocare nel coniugare il rapporto tra arte e scienza. Quando sono più evidenti le competenze e gli elementi scientifici, è usuale includere l'attività generativo-algoritmica nell'ambito più generale della sciart.

Soluzioni operative

Il mercato mette a disposizione alcune soluzioni commerciali hardware e software per le attività generativo-algoritmiche ma con limitazioni espressive che risultano sempre più evidenti al crescere delle individuali esperienze e necessità di rappresentazione. Parallelamente, la vastità e la multidisciplinarietà di alcuni progetti suggeriscono la costituzione di un insieme di competenze tecnico-creative tra più soggetti che convergono e concorrono nell'elaborazione di uno specifico prodotto artistico di gruppo.

La soluzione operativa adottata da Turlon è quella di un artista autonomo, indipendente e in grado di governare tutte le fasi del processo creativo attraverso un software da lui appositamente ideato, sviluppato e gestito fino a realizzare una sorta di tutt'uno tra individuo creatore e opera generata.

Definizioni di arte generativa

In un primo tentativo di qualificazione, Turlon sintetizza l'arte generativa come una 

"espressione di creatività esperta attraverso un codice software".

Tale definizione intende palesare come l'artista generativo debba essere, al tempo stesso, sia esperto in un settore specifico, sia abile a tradurre il tipo di competenze in algoritmi, sia capace di implementare il tutto nei sistemi hardware e software necessari alla creazione. L'uso dell'aggettivo necessari evidenzia l'aspetto non umano della creazione e costituisce il discriminante per definire un'opera come generativa.

In un secondo tentativo di caratterizzazione, Turlon riqualifica l'arte generativa come 

"composizione di natura pittorica, musicale, letteraria, ecc. realizzata con tecniche e programmi computerizzati (software generativi) a partire da strutture logico-matematiche, fisico-chimico-biologiche o da libere matrici numeriche, associabili a spazi di dimensioni arbitrarie, che si generano ed evolvono con o senza interferenze, secondo modalità deterministiche, semideterministiche o casuali, originando una traccia registrabile, non necessariamente riproducibile e comunque non ricostruibile o controllabile senza l'uso di sistemi non umani"

dove l'aggettivo semideterministiche è inteso da riferire alla "capacità del software generativo di assumere delle decisioni autonome, in base a regole precodificate, a fronte dell'introduzione in itinere di eventi interni od esterni di carattere casuale".

Definizione di pittura generativa

Nei dettagli di quanto sopra, il termine pittura generativa si intende da utilizzare in riferimento a 

"composizioni di natura pittorica che prevedono la realizzazione di una immagine punto per punto autogenerata, video-visualizzabile pixel per pixel, temporaneamente registrata su file, eventualmente rielaborata con tecniche digitali non perturbative e successivamente tradotta su tela o altro materiale di supporto".

Aspetti specifici

Le precedenti due ultime definizioni pongono l'accento su alcuni aspetti fondamentali che caratterizzano l'attività di Turlon nel panorama delle attuali proposte artistiche di tipo generativo.

Il primo aspetto è il riferimento alle dimensioni arbitrarie presupponendo la possibilità di realizzare opere che, pur se riprodotte nell'usuale spazio-tempo sensoriale con i tipici supporti visivo-sonori 2D e 3D, fanno esplicito richiamo a forme e scenari a quattro e più dimensioni (spazi e strutture n-dimensionali o nD).

Il secondo aspetto è il riferimento alla generazione attraverso modalità deterministiche in contrapposizione a quelle semideterministiche o a quelle casuali che sono di uso più diffuso perché considerate meglio adatte ad emulare le caratteristiche di unicità, imprevedibilità e irripetibilità proprie dell'arte non generativa. Pur se operativo sui tre fronti, Turlon privilegia attualmente un approccio deterministico che prevede la rigida progettazione delle condizioni iniziali e delle funzioni dinamico-evolutive della struttura, la valutazione dell'effetto generato dal sistema in movimento o in evoluzione, la rimodulazione delle condizioni iniziali e la iterazione ripetuta dell'intero processo fino all'ottenimento di un risultato estetico finale consono alle aspettative. In tale contesto, le succitate caratteristiche di unicità sono garantite dalla grande ricchezza delle selezioni opzionabili a vari livelli nel software generativo con l'artista arbitro assoluto, imprevedibile e irripetibile delle decisioni in ciascuna fase operativa.

Il terzo aspetto è il riferimento alla possibilità di assenza di interferenze quasi a rivendicare l'opportunità di una "creazione generativa pura" che viene umanamente decisa a livello di condizioni iniziali ma lasciata successivamente libera di evolvere e autodefinirsi non umanamente senza ulteriori interventi. Eventuali rielaborazioni a conclusione dell'iter generativo non devono inoltre avere carattere perturbativo ma viceversa conservare le tipicità delle creazioni. E' il caso per esempio della rielaborazione digitale a posteriori di opere di pittura generativa in cui è "ammesso l'uso di permutazioni cromatiche ma è volutamente bandito il ricorso a tecniche di ritocco quali le modifiche di luminosità, saturazione e contrasto o i viraggi di gamma".

Ruolo peculiare della complessità

Un ulteriore importante aspetto da evidenziare, secondo Turlon, è come l'elemento discriminante e distintivo tra rappresentazioni tradizionali e algoritmiche sia una "complessità di confine" inimmaginabile e inaccessibile senza l'aiuto di un software.

Nei primi anni dell'arte generativa, a causa dei limiti negli strumenti informatici disponibili, gli artisti tendevano a confondere la complessità con la casualità. Questa impostazione era più che sufficiente per rincorrere il mito dell'unicità dell'opera, tanto cara agli artisti tradizionali, e, al tempo stesso, l'uso della casualità appariva come uno dei collanti per realizzare il connubio tra uomo e sistema hardware e software arginando le critiche legate all'altrettanto tradizionale mito della paternità dell'opera.

Più recentemente, le novità tecnologiche e il concorso di sofisticate esperienze, provenienti da ambiti sempre più vari, hanno messo in gioco una complessità più generale di tipo intrinseco, governabile e non necessariamente casuale dando vita a forme rappresentative eterogenee di ispirazione sia naturale sia puramente astratto-algoritmica.

In tale contesto, la rappresentazione della "complessità specifica come frutto dell'esperienza individuale" diventa l'elemento chiave per controbattere l'ulteriore mito dell'arte tradizionale legato alla riconoscibilità dell'artista.

Considerazioni conclusive

Una prima considerazione è come le passioni scientifiche e artistiche possano trovare nell'arte generativa la ideale culla di sviluppo per esplorare mondi in cui rappresentazione e visualizzazione sono elementi imprescindibili di nuove conoscenze e sensibilità. L'arte generativa appare cioè come strumento e vetrina per alimentare il processo di contaminazione tra arte e scienza.

La seconda considerazione è come il carattere intrinsecamente interdisciplinare dell'arte generativa consenta di creare proficui collegamenti tra discipline artistiche apparentemente eterogenee. Ad esempio nel caso di pittura e musica, è possibile realizzare algoritmi in grado di concretizzare colori che suonano e note che dipingono.

La terza considerazione è come l'arte generativa, nei suoi vari gradi di autonomia, possa costituire una formidabile occasione per tradurre le individuali esperienze culturali in creazioni esteticamente suggestive liberando e armando anime artistiche altrimenti inespresse.

Infine come ultima considerazione, richiamando quanto già accennato in tema di soluzioni operative, vale la pena di sottolineare quale è auspicabile debba essere la figura ideale di artista generativo. Se non si desidera infatti che il suo ruolo si limiti all'uso di un software preconfezionato con strutture iniziali ed evolutive anche complesse ma comunque limitate e parzialmente controllabili, è opportuno che "l'artista possegga in autonomia e da protagonista lo strumento generativo". In altri termini, è necessario che l'artista, secondo i propri interessi, esperienze e gusti estetici, sia assolutamente libero di curiosare, esplorare e avvolgersi nell'attività di generazione.

Il tutto senza obiettivi particolari se non quello di "creare un ponte tra arte e scienza carico di suggestioni, sorprese e bellezze" in un viaggio tra scenari imprevedibili e territori sconfinati ancora tutti da scoprire.